Giovanna Campogiani

Gli acceleratori di particelle (AP) sono chiamati “macchine da scoperta”: la loro versatilità li rende potenti strumenti multidisciplinari, dalla scienza pura alla medicina all’industria aerospaziale. Cosi come il progresso dell’umanità è stato accelerato dalla diffusione dei computer, analogamente la scienza beneficierebbe della possibilità di avere acceleratori e rivelatori performanti a basso costo in ogni laboratorio. I costi degli AP sono però ancora molto alti, a causa dello scaling delle dimensioni con l’energia: è necessario ridurre la “size to energy ratio”. L’additive manufacturing (AM) o stampa 3D, è alla base della terza rivoluzione industriale. L’AM permetterebbe la realizzazione di “physics based designed parts”, basando il progetto dei componenti della macchina sulle esigenze di fisica invece che su quelle di produzione, migliorando la performance delle macchine, facilitando e rendendo piu economico procurarsi nuovi pezzi o ottenere parti di ricambio. L’idea che vorrei presentare è quindi la possibilità di creare parti o interi acceleratori di particelle compatti, economici e performanti tramite additive manufacturing, evidenziando possibili sinergie tra AP e AM, presentando stime delle dimensioni del mercato dei componenti per acceleratori e rivelatori, con tecnologie sia convenzionali che in via di sviluppo, affinchè avere un AP in ogni università, ospedale e centro di ricerca sia alla portata di tutti.